Fauna cavernicola dei Monti Ernici

Gli studi effettuati dal Circolo Speleologico Romano per la XII Comunità Montana del Lazio nell’area compresa tra i comuni di Veroli, Guarcino e Collepardo, in Provincia di Frosinone, hanno permesso di approfondire le ricerche biospeleologiche in questa zona dei Monti Ernici.

Le prime ricerche i questo settore furono effettuate nella grotta di Collepardo dove, sin dal XIX secolo furono effettuati studi geologici, spelologici e, successivamente, biospeleologici.

Ulteriori indagini sono state effettuate dai soci del Circolo, Saverio Patrizi e Marcello Cerruti negli anni 50 del 900, e da Valerio Sbordoni e collaboratori, negli anni Sessanta e Settanta, in diverse grotte del comprensorio.

Tra il 1990 e il 1995, grazie alla convenzione stipulata con la Comunità Montana dei Monti Ernici, ed alla scoperta di nuove grotte, sono riprese anche le ricerche biospeleologiche.

Non ostante tali indagini, quest’area rimane comunque ancora oggi poco esplorata dal punto di vista faunistico. I dati disponibili ad oggi in letteratura sono da considerarsi quindi del tutto preliminari, sia per la relativa scarsità di materiale che per l’ancora esiguo numero di visite e di raccolte effettuate.

Le grotte che hanno fornito reperti faunistici – visitate più volte ed in anni diversi – sono 13 e sono comprese tra i 500 e i 1600 m circa sul livello del mare. Si tratta in prevalenza di cavità ad andamento suborizzontale con temperature intorno agli 11 gradi centigradi, coerentemente con le altre cavità naturali dell’Appennino e del Preappennino centrale. Nelle cavità verticali sono state registrate temperature notevolmente più basse.

Al momento sono note una trentina di entità, tra gasteropodi (2 specie), ragni (5), pseudoscorpioni (2), opilioni (1), acari (1), crostacei anfipodi (2) e isopodi (1), chilopodi (2), diplopodi (2), insetti ortotteri (2), lepidotteri (1) e coleotteri (4), nonché chirotteri (5).

La fauna cavernicola di questo settore dei Monti Ernici non differisce molto da quella del resto dell’Appennino centrale, ad eccezione dello pseudoscorpione neobiside Neobisium cerruti Beier, l’unico elemento troglobio endemico dell’area ad oggi conosciuto, noto solo per la Grotta di San Luca, (La13), nel Comune di Guarcino. Per il resto si tratta di un popolamento di origine recente, pleistocenica se non olocenica.

Gli altri elementi eucavernicoli presenti in questa zona dell’Appennino centrale sono il gasteropode ocsichilide Oxychilus draparnaudi Beck, elemento eutroglofilo, a distribuzione europea, presente spesso in grotte con elevato tasso di umidità e ricche di guano, il ragno nesticide Kryptonesticus  eremita (Simon), a distribuzione nord-mediterranea, anch’esso eutroglofilo, molto frequente nelle grotte appenniniche.

Oxychilus sp. (Foto V. Sbordoni).

Tra gli opilioni si incontra l’ischiropsalidide Ischiropsalis adamii Canestrini, specie eutroglofila, presente soprattutto in grotte fredde, distribuito in tutta l’Italia peninsulare e in Sardegna.

Tra i crostacei anfipodi è stato segnalato il nifargide Niphargus longicaudatus (A. Costa), specie troglobia, presente nelle acque sotterranee dei sistemi carsici dell’Appennino centro-meridionale.

Tra i miriapodi si segnala il diplopode callipodide Callipus foetidissimus (Savi), le cui popolazioni locali sono da riferire alla sottospecie C. f. sorrentinus Verhoeff, taxon eutroglofilo, diffuso in Italia centro-meridionale, Sardegna e Corsica.

Tra gli insetti sono rappresentati l’ortottero rafidoforide Dolichopoda geniculata (O.G. Costa), elemento eutroglofilo esclusivo dell’Italia centro-meridionale, segnalato praticamente in tutte le grotte esplorate, e il grillide Gryllomorpha dalmatina (Ocskay), specie mediterranea, ecologicamente molto tollerante, che ha colonizzato l’Italia appenninica e insulare. Si tratta di un elemento attualmente considerato eutroglofilo, anche se l’attribuzione a questa categoria ecologica va fatta con riserva essendo questa specie frequente anche all’esterno.

L’unica specie di lepidottero è rappresentata dal nottuide Scoliopterix libatrix (Linné), elemento ad amplissima distribuzione nell’emisfero boreale, subtroglofila. Per quanto riguarda i coleotteri si segnalano il carabide Laemostenus latialis Leoni, esclusivo dell’Appennino centrale e settentrionale, eutroglofilo, con popolazioni ad abitudini cavernicole ed altre apparentemente legate alle formazioni forestali, ed il colevide Bathysciola sarteanensis (Bargagli), legato agli strati più superficiali del suolo dei boschi, ampiamente distribuita in tutto l’Appenino centrale.

Tricottero, Grotta Imbroglita (Foto V. Sbordoni).

Nelle grotte di questo gruppo montuoso è rilevante l’apparente assenza dei carabidi trechini del genere Duvalius. Si tratta di un genere caratteristico della fauna cavernicola dell’Appennino e rappresentato nei limitrofi Monti Simbruini da specie del gruppo franchettii.

Per quanto riguarda i pipistrelli, sono note tre specie di rinolofidi, Rhinolophus ferrumequinum (Schreber), R. hipposideors (Bechstein) e R. euryale Blasius, e due specie di vespertilionidi, Miniopterus schreibersi (Natterer in Khul) e Myotis myotis (Borkhausen). Come tutti i pipistrelli della fauna italiana, si tratta di specie tutelate da leggi nazionali (legge n. 157/1992) e da Direttive e Convenzioni Internazionali (Convenzione di Berna, Convenzione di Bonn, Bat Agreement, Direttiva Habitat).


Rhinolophus ferrumequinum (Foto V. Sbordoni).

Per approfondire

Latella L., Di Russo C., Sbordoni V., 1995. Note sulla fauna cavernicola dei Monti Ernici. Notiziario Del Circolo Speleologico Romano, nuova serie, 35-36 (8-9-10), 1993-1995: 135-146.

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