Grotte turistiche

Un altro esempio di alterazione e spesso di distruzione di elementi e caratteristiche distintive dell’ambiente ipogeo è quello delle grotte turistiche.

Il CSR ha sostenuto, in un passato ormai lontano, i lavori per la valorizzazione e la sistemazione turistica di alcune grotte del Lazio. Il ramo fossile dell’inghiottitoio della Grotta di Pastena fu dapprima attrezzato con l’interessamento del podestà Ernesto Trani e del segretario comunale; i lavori non raggiunsero però risultati soddisfacenti. Il 14 novembre 1926 gli speleologi notavano come un primo e primitivo tentativo di illuminazione degli ambienti fosse stato risolto dal podestà con l’installazione di «antiestetici lampioni tolti da non so quale antica stazione ferroviaria». Nel 1927 la qualità degli interventi migliora con una più stretta collaborazione del CSR e si concretizza in breve nella sistemazione razionale dell’intera cavità con passerelle, corrimano di legno e adeguata illuminazione.

Grotte di Pastena
Grotte di Pastena, 1925

Il 29 maggio del 1927 viene inaugurata questa cavità turistica che i mass media definirono la Postumia del Sud; il 7 giugno 1928 viene organizzata una festa con la partecipazione di circa 200 persone provenienti da Roma. Il Comitato di Pastena annunzia che per l’occasione le grotte saranno «illuminate sfarzosamente e fantasticamente con candele» e che si terrà all’interno un concerto dell’orchestra di Castro de’ Volsci. Il CSR viene definito in un manifesto «l’animatore della festa». Sino a metà degli anni Settanta l’accompagnamento dei turisti nel ramo fossile avveniva tramite una guida che impiegava lampade ad acetilene e che ricordava le esplorazioni del CSR guidate da Carlo Franchetti.


Tuttavia a partire dagli anni Sessanta, nel rendere turistiche le grotte d’Italia, si useranno non più i sentieri in terra battuta o le strutture di legno, ma strutture di cemento armato e metallo, impiegando insieme una illuminazione più intensa degli ambienti ipogei.

Il ponte sul Grottone di Val de’ Varri

Negli anni Ottanta iniziano gli interventi di “valorizzazione turistica” dell’Inghiottitoio di Val de’ Varri, uno dei principali inghiottitoi dei Monti Carseolani (Pescorocchiano), che determinano una vivace opposizione della comunità speleologica del Lazio. I lavori vengono iniziati nel 1985 ma sono interrotti dalla Soprintendenza archeologica per il Lazio, a seguito della segnalazione del Circolo Speleologico Romano: tuttavia la grotta aveva gia’ subito considerevoli alterazioni. Il 18 settembre 1990, la VII comunita’ montana presenta un nuovo progetto di turisticizzazione, che prevedeva però “interventi altamente distruttivi”. L’interrogazione parlamentare 4/17860 del 22 settembre 1993 chiedeva di “inibire la continuazione dei lavori ed emanare gli opportuni atti per una revisione del progetto che tenga in debito conto gli aspetti geologici, morfologici, idrici e faunistici della grotta”; il 17 dicembre 1994 viene fondata la Federazione Speleologica del Lazio che “invitava a evitare nel modo più assoluto lo scavo di gallerie, la realizzazione di opere fisse e l’installazione di impianti di illuminazione artificiale, suggerendo una attrezzatura leggera che invitasse ad un escursionismo speleologico” (interrogazione parlamentare 5 giugno 1996). L’interrogazione chiedeva “se il ministro dell’ambiente non ritenga urgente intervenire ai sensi dell’articolo 8, comma 3, della legge n. 349 del 1986 per inibire la continuazione dei lavori e chiedere il ripristino dello stato dei luoghi precedente all’intervento”. Nonostante l’opposizione della comunità speleologica del Lazio, i lavori sono portati a compimento e Val de’ Varri rimane ancora oggi in qualche modo una ferita nella memoria della difesa dell’ambiente, anche all’interno della comunità speleologica italiana.

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Il modello dominante, usato nell’adattamento turistico delle grotte prevede preferibilmente un’accesso totale con passerelle metalliche, mentre nelle comunità speleologiche di numerosi paesi emergono in quello stesso periodo modelli alternativi di gestione del flusso turistico basate sul valore di un’esperienza multisensoriale ed emozionale che viene offerta ai turisti insieme agli stivali, ai mezzi di illuminazione e di protezione individuale, il casco. L’offerta è quella di percorrere un ambiente sotterraneo inalterato, di rispettarlo e insieme di scegliere di aderire a un “patto di iniziazione alla speleologia”. Questi modelli vengono affiancati a iniziative tese alla fruizione dei beni naturali da parte di persone con diverse abilità, come Diversamente speleo.

Un esempio emblematico del modello dominante di adattamento turistico è quello della Grotta di Beatrice Cenci (Abruzzo, AQ). La grotta è letteralmente invasa dalle passerelle metalliche ed è una cavità da sempre visitata dall’uomo, facilmente accessibile e percorribile. Le passerelle metalliche percorrono tutta la grotta e nell’ultima parte sono state poste a ferro di cavallo all’interno dello specchio d’acqua finale per portare il turista a una veduta “migliore” e a fare “un giro”.

L’ingombro delle strutture rende completamente illegibile l’ambiente carsico, non permettendo alcun contatto con il suolo. La grotta poteva rimanere naturale ed è diventata completamente artificiale. In questo caso specifico di grotta turistica è possibile restaurare le condizioni originali dell’ambiente, rimuovendo totalmente le passerelle.

Grotta Beatrice Cenci, Cappadocia (AQ)


Analogamente all’inghiottitoio di Val de’ Varri, altre grotte sono in pericolo, aggredite con le stesse strutture metalliche: l’inghiottitoio di Luppa e l’Ovito di Pietrasecca. Questi interventi di “valorizzazione” turistica danneggiano irreparabilmente l’ambiente naturale e il “paesaggio” in siti o biotopi ad elevata vulnerabilità.

Sei invitato a firmare il Manifesto contro la devastazione delle grotte dei Monti Carseolani promosso dal CSR!

NOI firmatari del presente appello dal valore simbolico, speleologi o persone che presidiano e conoscono il territorio, e che amano l’ambiente unico dei Monti Carseolani situato tra le Regioni Lazio e Abruzzo

SENZA potere, senza difesa, privi di pregiudizi, senza essere contro le grotte turistiche ma senza amicizie nelle stanze della burocrazia

CHIEDIAMO A VOI AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE:

FERMATE la devastazione dei Monti Carseolani

IMPEDITE che l’ultima cronaca di una morte annunciata si compia anche per l’inghiottitoio di Luppa (Riserva Naturale Regionale “Grotte di Luppa”) e per l’Ovito di Pietrasecca (Riserva naturale speciale delle Grotte di Pietrasecca) oggetto di recenti “aggressioni”

RIPORTATE ALL’ORIGINARIO ASPETTO, nella misura in cui è possibile, le grotte di Val de’ Varri (SIC IT6020022) e l’Ovito di Verrecchie, e completamente la Grotta Beatrice Cenci (SIC IT7110091), con la rimozione di tutto quel metallo inutile

TUTELATE la vista e la bellezza delle grotte dei Carseolani, parte del paesaggio italiano, così amate in tutte le epoche, ben oltre il periodo romantico

LASCIATE ai figli lo stupore, l’innamoramento, la magia di visitare quasi a corpo nudo quei luoghi sotterranei come facevano i nostri antichi progenitori

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