La Grotta dei serpenti tra medicina e folclore

Nel Dizionario dei luoghi comuni, Gustave Flaubert annotava che «le caverne sono sempre piene di serpenti» e i serpenti «sono tutti velenosi»! A Roma, nel Seicento, si diffondono notizie di guarigioni dovute a sospette pratiche terapeutiche che si svolgevano in una cavità termale presso Sasso (Cerveteri). Bisce buone risanano i malati, escono dai cunicoli e leccano il sudore, asciugando la pelle dei malati. Accorrono il libertino Bourdelot, l’enciclopedico Kircher, il chirurgo Bartholin a visitare la grotta: «similmente alla rugiada o al vapore del miele gli umori insani restaura, e risolve la podagra nodosa per la quale i medici sciupano il ranno e il sapone». Inizia una lunga tradizione a stampa che giustifica il fenomeno e si richiama all’incubatio dell’Isola Tiberina, all’uso dell’oppio, al re dei serpenti, registrando l’invidia dei medici locali, che bruciano il sottobosco per eliminare le bisce. Più tardi prevale lo scetticismo e la tradizione popolare è ridicolizzata. Riferimenti colti si innestano su un vasto tessuto di credenze folcloriche relative alle virtù del serpente e della grotta: il mondo sotterraneo è da sempre popolato di ianare, di draghi, di creature fantastiche, di tesori nascosti…

212 pagine – ISBN 978-88-99847-01-2    Indice Edizioni Espera – Sito web 

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